25 novembre 2013

RANDAGIO




RANDAGIO

Nella pura oscurità
di una notte attraversata dai raggi
di un complice chiaro di luna,
in compagnia di un vero amico,
metto giù il mio libro di poesie
– non ne sento più il bisogno –
una la sto vivendo.
Questa notte mi parla già
con un profondo respiro.
Domani il sole tornerà
ad illuminare le cose
e una valanga di banali parole.

Quando si allungano le ombre lui
non si aggira più a cercar cibo,
ma sta lì nel buio ad aspettarmi
ed io lo cerco, lo trovo,
mi accuccio al suo fianco;
ora sono io il randagio.


                                                                                                    giuseppe ferlito
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3 novembre 2013

falce e martello

in casa mia non trovo mai gli attrezzi,


ma la falce e il martello sono sempre al loro posto.
...e che mi suonino pure contro le loro trombette!
Io suonerò la mia campanella.

                                                                                              











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7 ottobre 2013

DA PISTORIO

  


pizza, caffè e simpatia


DA PISTORIO

Qua il prosciutto
lo mettiamo dapperttutto,

ma parrannu di café,
su po’ pigghiari cu je ghié,
ca prosciuttu misu non ci ‘nné.

Si poi, Diu mi ni scanzi!
di ‘na bella “siciliana” vi fa cori,
lassàti peddiri i panzi
e mintitici lu cori.



giuseppe ferlito


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21 settembre 2013

SOGNANDO POCHE BRICIOLE

15 settembre 2030

SOGNANDO POCHE BRICIOLE
Io, un mendicante,
che con mano tesa e tremante
un soldo di sorriso vado elemosinando,
rannicchiato all’uscio
in fondo al corridoio della vita,
raccatto
un sorriso di bimbo,      
la sua piccola mano
che appena avvolge il mio dito;
dorme,
il melodioso gemito di neonato
di la dalla cornetta di un telefono,
quella dolce carezza d’addio,
quel forte abbraccio
al mio ginocchio
(è così piccola!).

In disparte scruto
la piccola ladruncola,
che, fronte nella fronte,
par che rubi
       solo i bimbi lo sanno fare  –
i semplici pensieri
di un cavallino.
E allora, come uno scemo,
smetto di mendicare
e ruzzolo, rido,
danzo e fingo:
i miei anni si sciolgono
in un girotondo
di minuscole creature,
cuoricini che battono all’unisono,
e per un attimo comprendo
che la vita è un gioco.

Quando tutto sfuma nel buio,
sotto le palpebre che cadono pesanti,
solo quei sorrisi riaccendono la luce
e quei gemiti s’innalzano leggeri
come piume fruscianti.
Poi, nel risveglio,
il ricordo di lei,
quel suo primo sguardo,
quando credevo di sognare
eppur era vero,
puro
e ancor saturo d’ebbrezze.

Son solo briciole,
nel rosso tramonto della mia vita,

minuscole cartuzze
che il freddo vento di tramontana
sparge e dirada,
ma che nei miei sogni s’ammucchiano;
si fondono e si confondono
nelle anse dei miei pensieri,
come i fogli imbrattati,
gli involucri usati
e le foglie gialle
che l’uomo e la natura
lasciano cadere
       testimoni del loro vivere –
e il libeccio poi con cura,
come il soffio di un sogno,
raccoglie e deposita
nei rientri dei cancelli
della mia casa.

La vita la perderai,
ma il sogno no!
Mai ti lascerà,
il tuo sogno è in te:
minuscolo batuffolo d’eternità.
 
Sei immensamente tu il suo infinito.


giuseppe ferlito

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19 luglio 2013

AFORIMANI





AFORIMANI

Se “Un bacio è un apostrofo rosa
tra le parole – t’amo”
due carezze son due guanciali azzurri
su cui mollemente giacciono
i visi di chi si sussurra:
t’amo.

Due mani premurose
ti han dato una mano
a venire al mondo
e una mano pietosa
sfiorerà le tue palpebre
l’ultimo giorno della tua vita;
ascolta!
E’ il giocoso frastuono
d’un girotondo di bimbi
che si tengon per mano;
guarda!
Quattro vecchi intorno
ad un tavolo tondo giocano,
mischiano, dividono, spulciano,
lanciano le carte di un mazzo,
unto e sgualcito dalle dita,
con le loro tremule,
ma sagge mani,
ove han riposto
le ultime gocce
dell’emozione di vivere
e la fierezza, se giunge, di qualche vittoria;
un cieco legge con le sue mani
e un sordomuto con le mani
parla e ti ascolta,
vai
da quell’uomo in quell’angolo buio,
la sua mente eremita,
il suo corpo assente
e tu lì, al suo fianco,
lo vedi così diverso,
lo senti così lontano:
che non sia tu il vero errante?
Non ti guarda con gli occhi,
non ti ascolta con le orecchie,
non ti parla con la bocca,
ma, se con le sue mani ti tocca,
ti cerca, ti comprende,
taci e ascolta: ti sta parlando;
anche mani di mamma parlano,
mani che giorno per giorno si sporcano,
mani che puliscono,
lavano, asciugano,
asportano, curano:
è la vita!
Ma quando quelle mani
cullano la creatura
che prima sentivano scalciare in grembo,
quelle candide mani,
teneramente parlandole,
si tingono dello stesso limpido colore
che, dal sorgere al calar del sole,
tinteggia e rischiara la scura terra
che materna culla le sue creature
sotto lo stesso cielo azzurro,
avvolta dalle acque del suo mare blu
dove più è profondo;
occhi, orecchie e bocca
non ci distinguono dagli altri animali
nei quali un cervello domina, un cuore batte
e le nostre gambe sono le loro zampe,
se poi uomini e animali abbiano un’anima,
chi son io per dirlo?
Ma le mani no!
Le mani son solo dell’essere umano;
mani sante, mani assassine,
mani candide, mani sporche,
a volte anche di sangue,
mani ruvide e callose,
mani ossute di anziani,
mani cicciotte di pargoli,
mani laboriose di lavoratori,
c’è chi ha le mani in pasta
e chi se ne lava le mani;
mani invisibili
di donatori o ladruncoli,
di falsari e giocolieri,
mani dignitose di invisibili
che febbrili frugano
tra i rifiuti di una
ingombrante abbondanza,
mani non più visibili
di chi non le ha,
ma che ancora guidano quel corpo
di cui furono private,
come il ricordo dei cari
che guida il cammino di un orfano;
ma tu le possiedi ancora e allora
forza!
Stringi una tua mano a pugno
e vi vedrai il tuo cuore,
poi aprila con coraggio agli altri
e otterrai tutto ciò che vuoi,
muovila agilmente alla luce
ed anche le sue ombre ti parleranno:
le mani non si stancano di parlare
e parlano in un soffio,
senza neanche la pausa di un punto;
un pianoforte sparge
le sue note e magiche melodie
così che quelle mani,
quelle agili mani,
ballino sui suoi tasti rigidi,
che docili si piegano al lor passare,
una danza che forse solo loro
e gli angeli tra le nubi sanno fare;
puoi chiedere: “dammi un occhio”,
vuol dire: “stai vigile, prestami attenzione”,
puoi chiedere: “dammi il tuo cuore”,
vuol dire: “voglio, esigo il tuo amore”:
non gli occhi o il cuore,
ma solo una mano amica
cerchi nel bisogno
ed è all’amico che fiducioso
chiedi: “dammi una mano”;
con le mani
accarezzi, picchi,
uccidi, guarisci,
perdoni, condanni,
maledici o benedici,
graffi e accarezzi,
tappi una bocca o applaudi
distruggi e poi crei;
nella “Creazione di Adamo”
c’è la mano del Dio di Michelangelo
e dove l’uomo passa,
lì c’è la mano dell’uomo:
mano operosa,
mano che accoglie in se
tutte le piaghe del mondo
segnata a volte dalle stimmate,
a volte solo bagnata
da lacrime che asciuga pietosa;
mani che insieme si piegano alla legge,
legandosi con due manette ai polsi,
mani che si scambiano le fedi al dito
legandosi tra loro
come l’ape al suo fiore,
nel coreografico balletto
d’un vibrante batter d’ali
tra il molle ondeggiar
dei petali d’un fiore,
mani che svolazzano libere
oltre le sbarre di cupe celle,
come lo svolazzar d’un nido
al primo volo.

Uomo!
I tuoi occhi, non dubito,
sono le finestre dell’anima
e il tuo cuore
o si chiude nell’odio
o si schiude all’amore,
ma le tue mani son solo l’uscio
della tua ruvida umanità
e tra le loro vissute rughe,
ad indicar chi vi dimora,
è inciso il tuo testamento
che in calce recita:
“Ecco chi son io in questa terra,
fatto della stessa sostanza del mondo:
sono un umano”.




                                                      





N.d.a.:
Dedicata all’amicizia degli uomini di buona volontà, al loro gioioso darsi una mano, a quella generosa mano di mio padre che ancora sfiora il mio viso, sin da quell’ultima carezza e, ancor più, al grande e profondo amore per la vita di chi, privo delle sue mani, l’affronta con dignità, coraggio e serena umanità.
Il titolo non è una parola di senso compiuto, ma è solo l’unione, di “Aforismi” con la parola  “mani”, incastonata  più volte tra queste righe, con la cadenza di un tamburellar di dita, come fosse il ritmo che incalza la sua melodia.
Tu che hai letto queste righe, non chiedermi se sono versi o una semplice raccolta di aforismi: l’autore non sono io, ma le mie mani le hanno scritte, finalmente libere dal  giogo della mente e sorde ai battiti del cuore; loro hanno semplicemente narrato il loro essere mani, mentre io seguivo in silenzio il loro dire.


giuseppe ferlito         .
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19 giugno 2013

Papù e Bupe


Che ce faccio cor cappello in cucina? Ma c'accenno er foco co la fiamma, no?
E poi lo sventolo.
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AL VOTO E DOPO IL VOTO

dal blog di Melinda


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24 marzo 2013

SINDACI AL SENATO


In un delicato momento in cui non si fa altro che parlare di diminuzione delle spese dei costi della politica, di crisi dei posti di lavoro, di Senato dei comuni ed infine, come in Sicilia, si cominciano ad attuare i primi provvedimenti per la riduzione o l’eliminazione delle province Le sottopongo la seguente proposta su Sindaci, Province, Regione e Senato "al netto" della costosa "tara" politica (elezioni, vitalizi, rimborsi non giustificati e altre diavolerie).
Ho già rivolto  questa idea al governo Monti che mi ha risposto, elogiando l’idea,  con una lettera autoreferenziale con la quale però contrariamente si proponeva in pratica di aumentare il costo della politica, licenziando un nutrito numero di impiegati. Dei tanti politici cui ho proposto questa idea mi ha risposto solo Salvini che si è limitato solo a scrivermi: “sono d’accordo con te”.
Per eliminare i politici dalle province, regioni e Senato Federale (con relative spese elettorali) e dare tutto in mano ai signori sindaci, gli unici liberamente espressi dalla volontà e conoscenza personale dei cittadini italiani, senza liquidare le province e gli operatori che lavorano per esse.
Se si vogliono insomma mantenere le Province e i loro dipendenti, come già detto tempo fa a “Otto e mezzo”,  relativamente solo per le province, dal Sindaco Renzi,  risparmiando sulla politica basta usare la tattica che titoleremo:
L’avanzata dei Sindaci.
Questa idea consiste nell’investire automaticamente i Sindaci della carica di Consiglieri Provinciali della rispettiva Provincia, tra questi sindaci-consiglieri verranno eletti i relativi Presidenti Provinciali.
A questo punto i suddetti Presidenti Provinciali (Sindaci) diventerebbero automaticamente Consiglieri Regionali della relativa Regione, tra i quali verranno eletti i relativi Presidenti Regionali.
Questi Presidenti Regionali (sempre Sindaci) potrebbero, per farla completa, andare ad occupare automaticamente gran parte (se non tutti) degli scanni del Senato, che così comincerebbe ad assumere l’aspetto di un Senato federale composto, in parte o in toto, da un Sindaco per ogni regione.

Con l’avanzata dei Sindaci risparmieremmo in un sol colpo la spesa di Consiglieri Provinciali, Regionali, dei Senatori e dalla loro elezione.
Otterremmo inoltre che la periferia saprà sempre in tempo reale ciò che decide il centro –  ai vari livelli –  e viceversa, che si manterranno i posti degli attuali impiegati e che potrà essere sostanzialmente alleggerita la burocrazia.
Oggi le videoconferenze e quanto la tecnologia ci offre potranno comodamente sostituire gran parte degli spostamenti e delle presenze in aula dei “Sindaci-Onorevoli”, accumulando così ulteriore risparmio. Certamente questo surplus di competenze dei Sindaci si riverserà un po' su segretario comunale e vice sindaco e, chissà, anche su qualche impiegato comunale "malimpiegato". 

Purtroppo mi rendo conto che quanto ho appena descritto sembra essere troppo semplice, quasi banale, e quindi non attuabile; noi uomini ci differenziamo dagli animali in tre cose facilmente riscontrabili: sappiamo ridere, fumiamo e abbiamo una lodevole capacità di rendere complicate, difficili e contorte le cose semplici,naturali e lineari.

Quanto sarebbe bello e democratico che la nostra politica, relativamente al Senato, fosse messa nelle mani dei nostri Sindaci, persone che i cittadini conoscono personalmente e di cui hanno stima e ampia fiducia?
giuseppe ferlito

In sintesi:
Si risparmierebbe su spese politiche di elezioni e retribuzioni di senatori e consiglieri regionali e provinciali senza licenziare alcun impiegato.
Si riallaccerebbe il contatto centro – periferia.
Si rievocherebbe l'antica e ben collaudata tradizione dei Comuni del nostro paese.
Si effettuerebbe un primo passo verso un Senato Federale e dei comuni.
Si potrebbero così mantenere anche tutte le province esistenti.
Al Senato ogni regione sarebbe rappresentata da uno dei sindaci di quella regione.
Il Senato diventerebbe automaticamente la camera dei comuni.
Conseguentemente, nei comuni, il segretario comunale e il vice sindaco avrebbero qualche piccolo onere in più.
In ogni provincia verranno eletti un presidente e, se l'incarico non sarà affidato allo stesso presidente, un consigliere che farà il consigliere alla regione
In ogni regione verranno eletti un presidente e, se l'incarico non sarà affidato allo stesso presidente,  un consigliere che farà il senatore

Naturalmente la presente è solo un imput, un’idea soggetta a tutti i perfezionamenti tecnici e le elaborazioni necessarie da parte di chi, addetto ai lavori, è di gran lunga più esperto in materia di me.


                                                                ESEMPIO RIDOTTO

































QUADRO A



























Regioni



LOMBARDIA








LAZIO








SICILIA







Province

MILANO


BERGAMO


BRESCIA


ROMA


LATINA


VITERBO


PALERMO


CATANIA


SIRACUSA



Comuni
MI-
MI2
MI3
BG
BG2
BG3
BS
BS2
BS3
RM
RM1
RM3
LT
LT2
LT3
VT
VT2
VT3
PA
PA2
PA3
CT
CT2
CT3
SR
SR2
SR3


Sindaci
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S


Cons.Prov
Pp
Cp
Cp
Cp
Cp
Pp
Cp
Pp
Cp
P
Cp
Cp
Cp
Cp
Pp
Cp
Pp
Cp
Cp
Pp
Cp
Pp
Cp
Cp
Cp
Cp
Pp


Cons.Reg
Cr




Cr

Pr

Cr




Cr

Pr


Pr

Cr




Cr


Senatori







Ss








Ss


Ps








































Nota: Le tre regioni e i tre capoluoghi di provincia per regione sono puramente esemplificativi







Nota: i tre comuni per provincia sono simbolici ed esemplificativi











































LEGENDA:



























S – sindaco



























Cp – sindaco consigliere provinciale






















Pp - sindaco presidente provinciale






















Cr - sindaco presidente provinciale e quindi consigliere regionale
















Pr - sindaco presidente provinciale e regionale




















Ss - sindaco presidente provinciale e regionale e quindi senatore
















Ps - sindaco presidente provinciale, regionale e del senato.
















































NOTA: se fosse considerato eccessivo daretre carichi presidenziali allo stesso sindaco, potrà essere valutato il quadro B




































QUADRO B



























Regioni



LOMBARDIA








LAZIO








SICILIA







Province

MILANO


BERGAMO


BRESCIA


ROMA


LATINA


VITERBO


PALERMO


CATANIA


SIRACUSA



Comuni
MI-
MI2
MI3
BG
BG2
BG3
BS
BS2
BS3
RM
RM1
RM3
LT
LT2
LT3
VT
VT2
VT3
PA
PA2
PA3
CT
CT2
CT3
SR
SR2
SR3


Sindaci
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S


Cons.Prov
Pp
Cp
Cp
Cp
Cp
Pp
Cp
Pp
Cp
P
Cp
Cp
Cp
Cp
Pp
Cp
Pp
Cp
Cp
Pp
Cp
Pp
Cp
Cp
Cp
Cp
Pp


Cons.Reg

Cr

Cr


Pr



Cr

Cr




Pr
Pr



Cr

Cr




Senatori








Ss




Ss






Ps







































NOTA: Per elezione un consigliere (o senatore) fa il presidente ed un altro passa anche da consigiere di provincia a consigliere di regione





Allegati presenti in questa mail:


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