18 novembre 2011

Giuro, ma non troppo.

Finalmente abbiamo dodici ministri che hanno giurato ed apposto le mani su una Costituzione che rispettano (e tra questi 12 non ci sono giuda) e non una miriade di ministri e qualche mini stro... che giurano ed appongono le mani su una prostituzione, pardon, costituzione che vituperano, vilipendiano e su cui sputano e fanno strani gesti con le dita. Si è chiuso il teatrino delle marionette.
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31 ottobre 2011

MELODIE E RITMI


COMUNE DI CURNO  - Assessorato alla Cultura
Testi vincitori e finalisti del Premio Letterario “Comune di Curno”
Anno 2005
Tema: Aria per vivere, per volare per sognare

[omissis]

Finalista

Cresceva il vento
Gli uccelli, volando cantavano

Note d’aria.

Si lasciarono trasportare

Dalla greggia seta pura

Delle ali.

Stava arrivando l’inverno

Si alzavano le foglie e cresceva il vento.

Chiara Pudia

[omissis]
Da:
Ufficio Cultura  Piazza Papa Giovanni XXIII, n. 18
24035 Curno (BG)
035.603019  fax. 035.603005
 culturacurno@virgilio.it
(referente Elena Bigoni)


Leggendo questi versi, sembra di ascoltare all’opera l'impetuoso “Bolero di Ravel” immergendosi nel vortice di melodie e ritmi.

Come in questo meraviglioso bolero, ove all’inizio il ritmo dei tamburi accompagna,quasi timidamente, la magica melodia che invade la platea e che poi si fonde magicamente al tam tam dei tamburi ed ove, alla fine, il ritmo delle percussioni irrompe in mezzo all’orchestra, assorbendone le note melodiche e trasformandosi lui stesso in una trionfale melodia, nella libera danza  delle sue note; così, in questi pochi ma "setosi" e cadenzati versi, sentiamo all’inizio i lontani sbuffi del vento che accompagnano il dolce canto che, con cinguettio ed ali d'uccelli, fan volare nello spartito dell’aria le loro note.

Questa poetica melodia scivola, come seta pura di impalpabili ali, sull’azzurro spartito del cielo, ma si irrigidisce e si tonifica sempre più tra le fredde note di un inverno che irrompe, ove la natura muore e rinasce, dopo il giallastro cader di foglie dell’autunno, in un impetuoso tango di queste foglie, dove il vento trasforma il suo soffio e risoffio in un grande alito di suoni, di danze e di salti di una nuova vita: l’immensa melodia del mondo, la sua eterna trasformazione.  

b--\\-
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9 luglio 2011

UN MAZZO D'A MICI

Ma quanti a-mici si raccolgono con facebook!



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14 giugno 2011

M'ACCETTO O NON M'ACCETTO

Amici calabresi con la testa dura come la mia
mi hanno detto:
"Non perdere la testa,Giuseppe !
Accettati per quello che sei
e ti sentirai più libero e leggero"

Io mi sono accettato,
mi sento più leggero
ma non ricordo più
per chi ho perso la testa.

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11 giugno 2011

LE MIE PRIGIONI

Dal 1831 al 2011
ovvero
Da
"Le mie prigioni" di Silvio Pellico
a
"Le vostre prigioni" di Silvio Pelvico


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1 giugno 2011

LA BOSSA NOVA



LAVORIAnteprimaIN CORSO



Ecco a voi la vetrina
della sora Serafina,
che con l'ago e l'uncinetto
fa d'un "ginse" un reggipetto
e, se je capitano du mappine,
ce fà gajarde cappelline
.




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19 maggio 2011

CUORE DI MARGHERITA



Se il cuore dell'uomo sbocciasse
come fiorisce il cuore della terra
in questa margherita!

Non è una pizza margherita
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DIMENSIONE DELLA POLITICA

Io ce l'ho tanto



e io, tanto, me lo sento
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8 maggio 2011

VIDEO THE BEST



UN TENERO SGUARDO                       DAVIDE CONTRO GOLIA
   

              ROCKY CONTRO TUTTI                            ...COL TIFO
   
          ...MA U FUIRI NON E' VERGOGNA 
           MA SARVAMENTU 'I VITA.

                   LA PAZIENZA E'                 
               LA VIRTU' DEI FORTI                   LA BANDA BASSOTTI AL COMPLETO
   
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7 maggio 2011

MACCHERONI

"Maccarone,
tu m'hai provocato
e io te distruggo adesso, maccarone!
Io me te magno! Ahmmm!"
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4 maggio 2011

BURQA

Noi occidentali siamo presuntuosamente convinti di essere gli unici depositari di civiltà e democrazia, dimenticando però che i precursori (filosofi, matematici, artisti, letterati, giuristi) del mondo così detto civile un tempo provenivano dalle tanto bistrattate culture orientali. Noi, che ostentiamo civiltà e progresso, facciamo finta di ignorare che, solo pochi anni fa, in Italia le donne venivano impunemente e barbaramente picchiate e ripudiate e, quando erano vittime del "delitto d'onore", l'assassino godeva di tutte le attenuanti possibili, vigeva nel nostro evoluto paese nientemeno che la macabra, barbara, vendicativa pena di morte, nei club e nei caffè era precluso l'accesso alle donne; addirittura, come mi raccontava mia nonna, le ragazze facevano il bagno a mare indossando, in pieno agosto, costumi di lana nera incollatissimi e dall'interno di gineceiche cabine montate su palafitte si calavano a mare, beh, in una pozzanghera sottostante, attraverso una botola posta sul pavimento, per non contaminare i puri occhi degli uomini, in quanto non era il loro sguardo peccaminoso bensì il peccato era considerato insito nella donna. Infine, altro che burqa! Le nostre donne vivevano recluse in veri e propri appartamenti di clausura con tapparelle ben serrate. Solo la domenica era loro concessa qualche ora d'aria per partecipare alla Santa Messa, ben velate e sciallate e per la passeggiata, lungo la via principale, a braccetto del consorte o promesso sposo o fratello, al fine di tranquillizzare la serena Pubblica Opinione.
Signori miei, le donne iraniane stanno messe molto meglio.
Mi si confuterà: - Ma se gli occidentali oggi hanno raggiunto un grado di civiltà superiore, perché non insegnare loro a progredirsi rapidamente? Non è così che funziona l'evoluzione: mia nonna è morta e non ha mai indossato neanche un bikini; i suoi nipoti invece hanno fatto il bagno a mare anche nudi e i suoi pronipoti girano con l'ombelico di fuori.
Voglio dire che se un fiume che scorre tranquillo nel suo alveo per giungere a mare viene bruscamente interrotto da una diga per deviarne il corso, esso strariperà inondando i terreni circostanti e non giungerà mai al mare; così il lento e travagliato scorrere del progresso, al fine di non disperdersi nella grettezza dell'ignoranza e del fondamentalismo, deve essere lasciato libero di giungere alla civiltà, senza interromperne bruscamente l'alveo delle tradizioni ma rinforzandone gli argini con l'istruzione e la reciproca conoscenza.
Qual è allora la via maestra da percorrere nell'ipotesi che la nostra sia la civiltà più progredita? A mio avviso è quella di diffondere ciò in cui crediamo, non con vane parole ma con il nostro esempio, affinché le nuove generazioni pian piano acquisiscano e maturino ciò che di bello, di vero e di progredito c'è nel nostro vivere. Le parole magiche, insomma, sono: "ricambio generazionale".
Il nostro grado di civiltà non si misura col decimetro dell'intolleranza ma col metro di una saggia pazienza, ricordandosi che per poter insegnare bisogna scendere giù dalla cattedra per imparare prima, dai nostri alunni, a conoscerli.
E' indubbio però che nel nostro stato laico la Chiesa e qualsiasi religione hanno sì il diritto di rivolgersi ai loro fedeli e di influenzarne le coscienze ma non devono intromettersi nel percorso del civile confronto che porta alla promulgazione e al rispetto delle leggi che regolano il buon vivere civile. E' ovvio pure che, nel rispetto di queste leggi e per motivi di sicurezza, il volto di chiunque debba essere ben riconoscibile e qualsiasi forma di maltrattamento nei confronti di cittadini di qualsiasi sesso, età, condizione sociale, rapporto di lavoro e di qualsiasi religione non può essere giustificato, per cui mentre nei confronti della violenza non c'è dubbio, per quanto riguarda l'uso del burqa e di veli io credo che la convivenza e il tempo appianeranno pian piano ogni divergenza.
Concedetemi però, a questo punto, di fare, da occidentale, una piccola autocritica: nell'animo di chi si crede superiore risiede il tarlo dell'intolleranza e dell'ipocrisia e in più alberga la compiacenza nei confronti di coloro che egli crede che appartengano alla sua stessa tribù.
Tra le critiche e i divieti imposti agli "altri", ci concediamo spesso il lusso di infrangere leggi e norme in nome di una presunta nobiltà e mi riferisco all'obbligo del capo scoperto. Mentre "noi" ci permettiamo di indossare in pubblico cappelloni, parrucche, veli o bandane, barbe posticce, mascherine per polveri sottili, enormi occhiali da sole, caschi integrali, fard, unguenti e trucchi di ogni genere, di contro pretendiamo che gli altri non indossino assolutamente nulla sul capo.
Resta fermo però che al cospetto di un pubblico ufficiale o in particolari luoghi ogni cittadino ha l'obbligo di agevolare al massimo il proprio riconoscimento. Nelle more si abbia molta pazienza: il tempo è un ottimo conciliatore.

Vuoi stendere un burqa pietoso su quanto scritto?


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3 maggio 2011

BURQA SOLUTIONS

Ma allora anche noi occidentali ci copriamo il capo!

Altre soluzioni
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1 maggio 2011

SACRALITA' DEL LAVORO

Oggi 1° maggio.
Dio, cacciando dal Paradiso Terrestre Adamo ed Eva, disse loro di dedicarGli un giorno su sette e di onorarLo, negli altri sei, con il Lavoro.
Ciò significa che per l'uomo il lavoro deve essere ben sei volte più sacro della sua vita spirituale.
Se la Crocifissione di Gesù rappresenta il sacrificio di Dio fatto uomo, il Lavoro, celebrato sei giorni la settimana, è la quotidiana celebrazione del sacrificio dell'umanità.
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AL COMPAGNO GESU'

Oggi 1° maggio
Nella lotta contro soprusi, schiavitù, sfruttamento e dittatura della proprietà e del capitale:
Marx fu il più grande comunista.
Gesù, l'uomo, fu il primo comunista e un compagno sublime.
Meditiamo
sulle parole
"Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio".
----------
Ognuno saprà darsi una risposta che sarà tanto più vicina alla verità quanto più essa sgorgherà dal profondo del cuore e non dai meandri dei gangli nervosi del cervello.
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29 aprile 2011

ULTIMO MAGGIO


Ci sono, a sinistra, infiltrati che lavorano sotto copertura arrogandosi il gratuito diritto, tanto loro sono strapagati, di rottamare una importante ricorrenza come quella del primo maggio, che celebra l'orgoglio, il coraggio, la vera forza economica dello stato dei lavoratori, trasformandola in una vera e propria FESTA DEGLI IMPRENDITORI (o della schiavitù), penalizzando, come sempre, i poveri lavoratori ed anche quegli onesti imprenditori illuminati che, nel rispetto dei loro operai o impiegati, sceglieranno di tener giù le saracinesche, subendo così, il primo maggio, la crumira concorrenza di "colleghi" imprenditori avidi ed egoisti.
Sono convinto che chi non può far shopping il primo maggio, può rinviarlo tranquillamente al 2, al 3, al 4 e così via.
Facciamoci almeno in questa ricorrenza, che non si capisce bene se ormai sia del lavoro o del datore di lavoro, la seguente domanda di riflessione:
E' l'imprenditore che, in un sublime atto d'amore per il prossimo, elargisce parte del suo capitale a dei poveri lavoratori bisognosi? Oppure sono quei tanti operosi lavoratori che fanno arricchire i loro cosiddetti datori di lavoro, per una manciata di soldi?
Io sono convinto che la vera ricchezza di una nazione è la classe operaia; imprenditoria, amministrazione, politica...: sono solo servizi.
giuseppe ferlito, ora in pensione.

......e Gesù scacciò i mercanti dal Tempio.
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16 aprile 2011

RITORNO

   di Michele Ferlito
 (immagine tratta da http://idipintidigiada.blogspot.com)


Marchesana, 1 gennaio 1991
“RITORNO”


E’ tornato, è tornato,
col suo petto di piume scarlatto
mi sta proprio di fronte e mi guarda,
pigolando mi dice:
Stai tranquillo, non ti affliggere più,
 torneranno anche loro,
e più belli di prima,
pur se sempre, anche se non li vedi,
giorno  e notte essi stanno con te.

Sul tuo labbro tornerà il sorriso,
fremerà nuovamente il tuo cuore,
tutti a gara faranno per poterti abbracciare,
li vedrai come quando
i tuoi occhi diventarono ciechi,
sentirai con le mani
che non hanno più tatto,
le lor morbide carni vellutate e odorose,
né il distacco più possibil sarà.

E il buon Dio, che ti ha messo alla prova,
ti sorride gioioso perché l’hai superata,
e ti dice, soddisfatto e contento:
Figlio caro, o mio amato Michele,
ce l’hai fatta, sarò sempre con te.

Michele Ferlito




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15 aprile 2011

IL RITORNELLO DEL FANNULLONE

...il problema dei fannulloni: gli ho rifilato i tornelli all'ingresso, ho introdotto la meno-pausa per tutti, maschi e femmine e, per ridurre anche l'inutile pausa pranzo, è allo studio, in concomitanza col ministero della santità e della agricoltura e animalità, l'impianto del rumine e dell' abomaso nello stomaco di questi fannulloni,  prelevati da animali ruminanti; così, all'ora di pranzo, potranno comodamente ruminare la cena della sera precedente, continuando stacanovisticamente a lavorare. Con questo piccolo intervento si può ridurre loro, ancora un po', lo stipendio, visto che con un pasto mangiano due volte. Per non parlare poi che, quando sarà, potranno donare il caglio dell'abomaso e ce famo la ricotta.
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9 aprile 2011

SVENDESI BIVANO

A Roma

zona Colonna, tra piazza Montecitorio e piazza Madama bivano (due camere: una, ce se pò fà salotto, ce se parla mento a mento, ce... leggi (quanno capita) e ce
scambi quattro 'ngiurie pe fà tutti contenti in par condicio, l'antra, più piccola, ce poi schiaccià na pennichella ma in tutt'e due ce poi puro magnà (e quanto se magna!).
Er cesso: nun c'è... bisogno ma se propio ce lo voi, te poi collegà lo scarico co tutti li scarichi de li cittadini, così poi vedè più da vicino li bisogni der popolo e te fai du risate.
Lavanderie: 2, una a sinistra e una a destra, ndove ognuno pò sporcà li panni puliti dell'antro.
Insomma soggiorno, letto e pranzo in du cammere e doppi servizi (servizietti quanti ne voi) più un ripostiglio pe ce portà le bborze.
I mq, nun ce lo so ma ce stanno pari pari un mijaio de cristiani (che na vorta erano demo ma puro quelli so già scaduti), dimoselo chiaro e tondo: oramai 'a Demo nun ce sta più, l'avemo tutta esportata.
Nun ce sta né ascensore né elevatori, tanto ce sò l'elettori che te ce fanno salì.
La scala l'hanno demolita perché era na scala mobile che je 'mpicciava a quer condominio ma ar popolo je faceva commodo, così, visto che era mobile, se la scambiaveno tra loro e sparambiaveno.
Er prezzo?
UN AFFARONE!
Te viè - g r a t i s e - (t'o pagano 56 milioni de fregnoni).
E se poi doppo un giorno nun ce voi più stà, te poi puro pijà na... pensione anche questa aggratise (anzi ce poi puro guadagnà).
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7 aprile 2011

DE COSTITUZIONE



Il nostro Paese è in buona salute ed ha una sana e robusta

COSTITUZIONE?

Io ho cercato di vederci chiaro ma, non avendo inforcato gli occhiali, non credo di averne letto correttamente i primi articoli, però mi sorge il dubbio che forse in gran parte non esistono più:

art. 2 sui diritti inviolabili dell'uomo - cioé?
art. 3 su pari dignità sociale e eguaglianza davanti alla legge- de che?
art. 4 a tutti i cittadini il diritto al lavoro - ma quanno!
art. 5 la Repubblica, una e indivisibile - si, va bé;
e così via.

Forse ne sono rimasti solo due in merito ai quali vi riporto ciò che sono riuscito a leggere malamente, a causa della mia vista, ma con l'ausilio di ciò che vedo e sento in tv:

LA "PROSTITUZIONE" ITALIANA


art. 1 
Questa povera Italia "non serva di province ma bordello" è una res-publica (et anche privata) demo-cratica (demo sta per programma dimostrativo, ma è già scaduto), fondata sul lavoro più antico del mondo.
Il popolo appartiene alla sovranità che nelle forme e senza limiti ne esercita la prostituzione.
Che, nun ce credi?
leggitelo
 
omissis
art. 56
Il "parla parla" (dove male parole et verba volant ma responsabili et coscritti manent) si compone di due camere. Il Senato della Rep. e la 
Cameretta degli imputati (via! Che, già si sapeva?), insomma, i buoni e i cattivi. Quando le due camere si incontrano, se fa na bella seduta e così tutti i membri si uniscono. Questi, sono casi della prostituzione.
Aridaje ! E che sò cecato?
arileggitelo da solo

Chiedo scusa se qualcosa mi è sfuggita o non l'ho letta bene; è colpa de sta presbiopia.

E quanto me costa sto bivano!
Che, ce voi fà un pensierino? 
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4 aprile 2011

IMMAGINI BESTIALI



 


 


  






    è un criceto ?   ......,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,     No, è teddy.








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3 aprile 2011

SDEGNO

di Michele Ferlito

Se un fulmine scoppiasse in quest'istante
e, colpendoti in pien, t'incenerisse,
se il mare, irato, immantinente,
slanciandosi su te, ti soffocasse,
se l'Etna, spaccandosi ad un tratto,
migliaia di lapilli riversasse
su te, essere perfido e abbietto,
e, come un masso, ti cristallizzasse;
oh, non sarebbe certamente il danno,
il tuo dolor, la tua pena il tuo dispetto,
adeguato allo scorno ed all'affanno
che in questo oggi mi travaglia il petto.

Se ti trovassi nel deserto, sola
in quest'istante e l'acqua ti mancasse,
e tu mi porgessi la tua gola,
arida e secca, perch'io la rinfrescassi
con un po' d'acqua, che, in grande mole,
su migliaia di cammelli, io possedessi,
e, semispenta, piangendo e lacrimando,
giurandomi l'amor, mi supplicassi:
io piglierei la sabbia infuocata
e le arse fauci, finché te ne basti,
d'essa ti empierei, o disgraziata,
che il cuore mi carpisti e lo scherzasti.

Se quest'istante tu fossi alle prese
con satiri immondi e spudorati,
che, dopo averti colmata di offese,
con ingordigia si fossero a te dati,
e l'uno e l'altro con forti riprese,
brutti maligni e scalmanati,
del tuo corpo facessero contesa,
avvincendo te da tutti i lati
e se io solo potessi salvarti,
loro direi di fare ancora più forte
e mi vendicherei collo guardarti
e, dopo strazio tal, darti la morte.

Se fossi per caso capitata
in mezzo a dei cannibali, digiuni,
che, dopo aver la tua carne denudata,
uno spiedo allestissero, gli uni,
e gli altri una bella fiammata,
per farti per bene abbrustolita
 e se io mi trovassi in quei paraggi,
con una compagnia di soldati,
in cerca di quegli uomini selvaggi,
con cannoni, moschetti e carri armati,
e se i miei, bramando la battaglia,
finalmente li avessero avvistati;
al fin di non salvarti
da un tal supplizio orrendo,
pur di non liberarti
da tanto orribil mal, ai miei ordinerei
di fare immediato il dietro front,
col rischio anche di andar
diritto al Tribunale Militare.
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2 aprile 2011

SOLITUDINE

Marchesana 3/11/1990


Non seme 
che spiga tra i monti il vento ha portato,
bruciata dal sole più puro,
beccata dal passero che vola più in alto.

Ma seme che spiga non è,
tra spighe baciate dai raggi del sole
e trebbiata dal becco dei passeri.

In questa penosa penombra
solo un canto lontano traspare,

finché una mano pietosa d'una coltre di terra lo copre.

                                                                                             giuseppe ferlito

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27 marzo 2011

U CUMANNARI



- Opà! Picchì u cumannari è megghiu do futtiri?


- In primis, figghiu miu, su avissi cummannatu a st' ura tu stavi ancora 'na menti do Signuri e no n'do me statu di famigghia e poi picchì cu futti u pò fari ccu na fimmina o ccu'n masculu o' coppu  e, di rittu o di chiattu, 'a nesciri soddi. Ma cu cumanna futti e strafutti a ccu ié ghié, masculi e fimmini. E non pava.

Che tradotto recita:

-Babbo!  Perché comandare è meglio che "fare l'amore"?

-In primo luogo, figlio mio, se io fossi stato più attento, ora non ti avrei avuto a carico e poi perché chi "fa l'amore" lo può fare con una femmina o con un maschio alla volta e deve sempre tirar fuori soldi ma chi comanda frega e strafrega a tutti contemporaneamente e di qualunque sesso. E non caccia una lira ... anzi ...

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26 marzo 2011

PRIGIONIERI DI SE

1991
Prigionieri di noi stessi,
soffocati dalle proprie cose
e trafitti dall'odio,
si va morendo in questo mondo.

Io che, come il soffio la fiamma,
un po' alimento un po' spengo la vita,
muoio d'amore per te:

la tua acerba bellezza
trafigge questo vecchio cuore
mentre respiro il tuo respiro,
prigioniero del mio sogno.
giuseppe ferlito
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25 marzo 2011

PREGHIERA DEL GUERRIERO DI PACE




1/11/1990
O che il tuo nome sia "Dio"
oppure "Buddha" oppure "Manitù"
o in qualunque altro nome io t'invochi,
o che Tu sia il nulla
oppure l'universo intero,
o addirittura che tu sia soltanto "Io";
io, guerriero di pace,
Ti offro queste mani e questa voce;
che siano le sole armi che userò
contro il dolore e la violenza
e che, come martello e scalpello di scultore,
strappino quel marmo di egoismo e indifferenza
che dissapori, lotte e guerre hanno calcificato
in questa umanità che Ti va cercando
e portino alla luce quella Tua immagine scolpita,
che in ogni uomo da sempre splende.
A Te consacro questo mio corpo,
che sia il solo scudo
contro le armi che questa umanità confusa
ha ormai così sapientemente costruito.
Lotterò al Tuo fianco e in nome Tuo, Signore!
Non nelle trincee ma nei solchi della semina;
affinché il cannone diventi aratro,
affinché la spada diventi bisturi,
affinché l'uomo non distrugga la casa del fratello,
ma abbatta solo il muro che da esso lo divide.
Fà, mio Dio! Che l'ultimo sangue da lui versato
sia solo per amore.
Fà che l'amore non sia un vincolo di egoismo
fra pochi uomini, che lascia esclusi gli altri;
ma solo il primo passo che l'uomo compie
per completarsi con tutto il creato
nel corpo, nella mente e nello spirito.


Ti prego, o mio Signore!
Consola quel fratello
che per errore dovesse farmi del male:
lui va per la sua erta strada,
io, grazie a lui, giungo a Te
per quella più veloce del perdono;
che non v'è esperienza in questo mondo
che non giovi a conoscere il Tuo immenso amore.



Come guerriero ti do la mia vita
e restituisco a questa terra il corpo che le appartiene.
Ma se mi troverai stanco e dubbioso,
all'ombra di quell'albero che hai seminato in ogni bivio
per darci i frutti della conoscenza e dell'esperienza,
fà pure che io senta l'intenso profumo del male;
ma guida la mia mano a cogliere il frutto più in alto,
quello forse più difficile da raccogliere, quello del bene.
Dammi la forza, mio Signore!
Di tener sempre fede a questo giuramento
fino alla fine del mio cammino.



E, giunto sulle rive del Tuo immenso mare,
da cui io uomo nacqui e in cui voglio tornare;
possa, e così sia!
 
nelle Tue fresche e limpide acque rispecchiandomi,
vedere, nella mia, la Tua Eterna Immagine.


                                   giuseppe ferlito
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