15 settembre 2030
SOGNANDO POCHE BRICIOLE
Io, un mendicante,
che con mano tesa e tremante
un soldo di sorriso vado
elemosinando,
rannicchiato all’uscio
in fondo al corridoio della vita,
raccatto
un sorriso di bimbo,
la sua piccola mano
che appena avvolge il mio dito;
dorme,
il melodioso gemito di neonato
di la dalla cornetta di un telefono,
quella dolce carezza d’addio,
quel forte abbraccio
al mio ginocchio
(è così piccola!).
In disparte scruto
la piccola ladruncola,
che, fronte nella fronte,
par che rubi
–
solo
i bimbi lo sanno fare –
i semplici pensieri
di un cavallino.
E allora, come uno scemo,
smetto di mendicare
e ruzzolo, rido,
danzo e fingo:
i miei anni si sciolgono
in un girotondo
di minuscole creature,
cuoricini che battono all’unisono,
e per un attimo comprendo
che la vita è un gioco.
Quando tutto sfuma nel buio,
sotto le palpebre che cadono pesanti,
solo quei sorrisi riaccendono la luce
e quei gemiti s’innalzano leggeri
come piume fruscianti.
Poi, nel risveglio,
il ricordo di lei,
quel suo primo sguardo,
quando credevo di sognare
eppur era vero,
puro
e ancor saturo d’ebbrezze.
Son solo briciole,
nel rosso tramonto della mia vita,
minuscole cartuzze
che il freddo vento di tramontana
sparge e dirada,
ma che nei miei sogni s’ammucchiano;
si fondono e si confondono
nelle anse dei miei pensieri,
come i fogli imbrattati,
gli involucri usati
e le foglie gialle
che l’uomo e la natura
lasciano cadere
–
testimoni
del loro vivere –
e il libeccio poi con cura,
come il soffio di un sogno,
raccoglie e deposita
nei rientri dei cancelli
della mia casa.
La vita la perderai,
ma il sogno no!
Mai ti lascerà,
il tuo sogno è in te:
minuscolo batuffolo d’eternità.
Sei immensamente tu il suo infinito.
giuseppe ferlito
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