
Catania 30/6/1988
Guarda rudere!I rossi raggi del sole
lambiscono le tue stanche rovine
e già s'apprestan le turiste, vecchie e bambine,
e le giovani frotte di scuole;
e il giallo e il nero e il rosso
a respirar con te l'aria d'un tempo che fu.
Ansiosi t'ammiran, ti guardan, ti toccan e ancor più,
saltandoti addosso,
ti fanno sentire,
dicendo di te, parlando con te,
sotto il sole cocente, che ancor sei un re;
che ancor puoi gioire.
E mentre sei li, sorridente,
e di rosso ti si dipingon di nuovo le membra,
l'ultima bimba chiamarti per dirti: "Torno presto", sembra
e di te non le importa più niente.
L'aspetta una casa;
non colonne, non archi, non rovine di gloria
ma una dimora di vita, scevra si d'eroi e di boria
ma di umano calore odorosa.
Un bianco lenzuolo,
una lacrima, un sorriso, un tenero bacio di mamma,
si spegne la luce e di vita s'illumina quella piccola calda capanna.
Tu sei li tutto solo.
(Anche l'ombre da te se ne vanno).
E quando la luna ti guarda par che ti dica:
"Eri bello e maestoso ma di viver non far più fatica,
non trarti ancora in inganno!
Guarda!
Come me non sai altro che ridere.
Il tuo viso allo specchio
vedrai pallido, sterile e vecchio
perché, come me, non sei altro che un rudere".
giuseppe ferlito

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